Frase nata nell'antica grecia dei 'sette savi' e scolpita sull'architrave dell'oracolo di Delfi. É la dimostrazione di come una massima possa venire poi riutilizzata nei secoli da numerose culture e religioni.
Per il cristianesimo divenne l'emblema dall'esame di coscienza, di un auto confessione ipocrita dei propri limiti umani e sessuali, per non dire sessuofobici.
Ma siamo certi che chi inventò la massima si riferisse all'animo umano?
Piuttosto non intendeva indagare il reale posto dell'uomo nell'universo?
Rispondere cioè a domande molto meno mistiche e assai più astronomiche e cosmogoniche nel chiedersi come é nato l'uomo e che posizione abbia la sua nascita nel cosmo?
Se Darwin ha superato ogni origine spirituale, pneumatica e 'ariosa', collocando la nascita dell'uomo all'Interno della natura, e precisamente di quella animale, il conosci te stesso diverrà la presa di coscienza di appartenere comunque al regno naturale.
Quel conoscersi equivale a comprendere che, come tutti gli altri esseri viventi anche noi siamo un fenomeno naturale.
Anche noi troviamo lo stesso posto e importanza, e pertanto siamo a rischio estinzione come le altre specie. Non solo. Anche noi siamo specie uniche ed irripetibili quanto lo poteva essere l'estinto Mammut e tutte le specie scomparse e mai più ricomparse sulla faccia della terra.
Senza dimenticare che anche la terra é un fenomeno tutt'altro che eterno e ripetibile nella sua fattispecie.
Per non parlare del periodo di quiete geologica attuale la quale ci consente di vivere su un pianeta dall'ostilità geologica decisamente favorevole alla vita umana. E sappiamo bene che non potrà essere una condizione eterna.
Tolte dunque all'uomo tutte le illusioni di eternità e di deificazione, egli trova la sua esatta collocazione nella natura, scoprendo quanto essa sia momentanea e tutt'altro che eterna.
Prendendo a presupposto che in natura nulla é eterno, ma tutto é mutevole, l'uomo non può esimersi dal ritenersi collocato all'interno di questa trasformazione.
E chi crede che quest'ultima porti necessariamente ad un evoluzione é perché non ha considerato l'importanza della trasformazione stessa in qualcosa di molto diverso dell'uomo e dell'universo conosciuto.
E questa trasformazione lungi da essere una evoluzione o peggio una 'spiritualizzazione' dell'uomo e del mondo, non può esimersi da un processo di annichilimento.
Probabilmente infatti i mistici non considerano l'esistenza del vuoto da cui nasce e a cui tende la materia.
Insomma se gli uomini sono figli del cosmo e dei suoi fenomeni chimici e fisici, é difficile credere in una creazione umana da parte divina, ed é altrettanto difficile credere che l'uomo abbia le caratteristiche della divinità.
Anche i miti tramandati nella memoria scompariranno !
E guardando all'intelligenza umana ed animale, ossia alla coscienza di esserci,o addirittura di comprendere e osservare ciò che ci circonda, possiamo dire che la materia ha messo gli occhi!
Cioè è come se la materia avesse generato uno specchio per contemplarsi. In altre parole immaginate un sassi che avendo sviluppato gli occhi e un cervello si accorge di essere un sasso.
Allora bisogna chiedersi in quest'ottica che cos'è il cervello animale se non una materia dinamica che ha imparato a riflettere l'ambiente circostante.
L'uomo ha imparato in maniera più articolata fino a giungere alla scienza. Ma questo suo cervello più sviluppato rimane comunque uno specchio materico della realtà.
Insomma la materia organica di cui siamo fatti e comunque materia figlia della materia, e il mondo mistico dello spirito non sembra essere dimostrabile e coerente con questa nostra origine.
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