venerdì 5 aprile 2013

IL "DISARMO" DI PAPA GIOVANNI XXIII : LE PAROLE PROFETICHE DI UN PONTEFICE



Nel giorno in cui l'uomo non sarà più capace di vedere il prossimo suo nelle sue particolari esigenze, la ragione abdicherà lasciando il posto alla follia, la saggezza alla pazzia, la pace alla guerra .
 L'amore per ogni cosa presente in natura fino a quel momento amata e contemplata, lascerà il posto alla più ottusa volontà di distruzione totale.
Ogni volta che un uomo ha la convinzione di essere superiore e di essere il depositario dell'unica verità
nella sua casa covano propositi di guerra per il nemico
e la soglia di casa del nemico diventa una porta chiusa.
In un mondo nel quale le porte chiuse si moltiplicano, invece di aprirsi all'accoglienza,
ognuno diviene tiranno e nemico del prossimo
e le armi di qualsiasi genere, l'unico modo per comunicare
la stupida volontà di distruggersi e annientarsi a vicenda.
A furia di affermare il suo "Io" quest'uomo ha finito per
distruggere tutto ciò che lo circonda, anche se stesso.
Alla fine, distruggendo tutto si è ritrovato davvero solo come tanto desiderava, ma non gli rimaneva che contemplare la sua stessa miseria di fronte alla miseria del mondo che aveva distrutto.
Non c'era più una pianta, ne un qualsiasi altro essere vivente oltre lui.
Il suo "Io" aveva perso proprio perché era riuscito nel suo proposito di distruggere l'altro da sé.
Così vincendo ora aveva bisogno di un frutto e non l'aveva, di accarezzare qualcuno e non l'aveva,
di bestemmiare qualcuno e non l'aveva.
allora prese a bestemmiare se stesso, ma si amareggiò ancor di più 
quando si accorse di non appartenersi.
anche lui infatti stava morendo come già era avvenuto per tutti gli altri.

( Tratto dal pensiero di un credente  che si è espresso  riguardo il tema della pace nel mondo )


Nel contesto del bene comune mondiale e del rapporto tra gli Stati, il Papa fa un'amara constatazione: che "gli armamenti si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull'equilibrio delle forze" (n. 59). Il Papa chiede l'arresto della corsa agli armamenti, e che si mettano al bando le armi nucleari al fine di pervenire ad un "disarmo integrato da controlli efficaci" (n. 60). Ma ciò è possibile solo se si procede "ad un disarmo integrale": il che significa smontare anche gli spiriti [..] dissolvendo in essi "la psicosi bellica"; e richiede che al criterio della pace, retto sull'equilibrio degli armamenti, si costituisca il principio che la vera pace è possibile soltanto nella vicendevole fiducia.
Il disarmo "è un obiettivo reclamato dalla ragione" (n. 62), "delicatissimo", dice il Papa, ma "della più alta utilità"; il testo riprende l'espressione drammatica di Pio XII: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra"[3].

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